Chiesa di San Biagio vulgo San Biasio ai Forni

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Chiesa di San Biagio - Castello

Chiesa di San Biagio vulgo San Biasio ai Forni

Storia della chiesa

Sedeva sul trono ducale della Repubblica Domenico Contarini, e governava il vescovado Olivolense un altro dello stesso nome e famiglia, allorché alcuni della casa Boncigli nell’anno 1052, per impulso di divozione fecero ergere una chiesa parrocchiale ad onore, e sotto il titolo del vescovo e martire San Biagio, in quella parte del sestiere di Castello, che riguarda la laguna, sito perciò assai comodo per quelli, che dalla parte del mare per il porto di Lido arrivano a sbarcare a Venezia. L’opportunità del luogo attrasse a frequentare la nuova chiesa molti di quei greci, che per ragion di commercio approdavano in numero considerabile a questa città, e cominciarono poi ad ufficiarne una parte col rito di loro nazione: atteso il qual uso già inveterato, comandò il Coniglio di Dieci con suo decreto segnato nell’anno 1470, che in niuna chiesa della dominante potesse celebrarsi col rito greco, fuorché in San Biagio, come si era ordinato anche in altri tempi. Perché però il rito cattolico di una nazione altrettanto celebre, che estesa, si conservasse con mezzi sicuri, si determinarono i greci d’instituir sotto l’invocazione del prodigioso San Niccolò vescovo di Mira nella Licia, una devota confraternita, e ne ottennero dal Consiglio dei Dieci nell’anno 1498, decreto di permissione. Così andò con doppio rito ufficiandosi questa chiesa fino all’anno 1513, quando la nazione greca si trasferì alla nuova chiesa da loro fabbricata sotto il titolo del martire San Giorgio.

Sin oltre la metà del XVII, secolo fu questa chiesa puramente parrocchiale: e divenne poi collegiata per merito di Domenico Zanolli suo Piovano eletto nell’anno 1664, il quale avendo istituito un titolo presbiterale, lo destinò a Giovanni Francesco Moretti suo nipote, che gli fu poi successore nel piovanato. Gli altri due titoli, che ora gode di diacono e suddiacono, furono istituiti dal benemerito Piovano Leonardo Ferruzzi, che primo di tutti fu iniziato del sacerdozio a titolo di servitù di questa chiesa, e fu anche il primo che tratto fosse dal seno della chiesa stessa a governarla come piovano. Furono le prime cure del suo carico il rifabbricare I’antica sua chiesa, che da ogni parte dimostrava pericolosi contrassegni di sua vecchiezza, e ne dispose con magnificenza i fondamenti, onde poi riesca, compito che ne sia il lavoro, di maggiore ampiezza e più nobile struttura di quello fosse la vecchia atterrata.

Si venera con decoro in questa chiesa una Spina della Corona del Redentore, donata già nell’anno 1378, di cui si ha per tradizione che fosse di un soggetto illustre, ma non conosciuto di nome della casa reale di Francia; e così pure vi si conserva una porzione del legno della Santissima Croce, un osso del braccio del santo martire titolare, un osso pure del braccio di Santa Grata vedova, e altre minori reliquie di diversi altri santi. (1)

Visita della chiesa (1733)

Aveva tre altari. La tavola dell’altare maggiore con i Santi Biagio, Giovanni ed Osvaldo era di autore moderno (XIX secolo). L’altra alla sinistra con la Vergine addolorata era di Giovanni Bambini. Quella alla destra poi con la Madonna i Santi Antonio e Gaetano, ed un altro santo era di Antonio Molinari. I quadri sopra il cornicione con la vita e il martirio di San Biagio parte erano di Giovanni Segalla, parte di Francesco Pittoni, e parte di maniera incerta. Nell’ospedale dei Santi Pietro, e Paolovi era una tavola con la Madonna, e i due suddetti Santi di Matteo Bortoloni. (2)

Eventi più recenti

Cadente per vetustà nei principi del secolo trascorso (XVIII secolo) fu rifabbricata e ridotta ad avere cinque altari. Ma dopo la sua soppressione nel 1810 rimase chiusa fino al 1817 in cui venne riaperta onde servire qual parrocchia della Marina. Però, fuori del sepolcro eretto all’ultimo glorioso veneto ammiraglio Angelo Emo e trasportato qui dalla chiesa di San Martino come ai più opportuno sito affinché i soldati marittimi trovino in quell’eroe un nobile pungolo di emulazione. (3)

Anche San Biagio, venne soppressa nel XIX secolo per iniziativa del nuovo governo francese, venendo depredata di tutti gli arredi. Venne poi riaperta al culto da parte della Imperiale Regia Marina Austriaca, che vi trasportò al suo interno le pavimentazioni e gli altari della chiesa di Sant’Anna, ormai soppressa. Poi divenne di proprietà della Marina Militare, una volta che il Veneto passò sotto l’Italia (1866).

Questa la restituì al demanio nel 1958, che tramite il magistrato alle acque, e la Sovrintendenza ai beni culturali, la restaurò per donarla poi al Museo storico navale di Venezia nel 1991. Oggi è parrocchia militare, e parte integrante del Museo storico navale. Nell’anno 2001, con decreto dell’allora ordinario militare Giuseppe Mani, la chiesa venne eretta come parrocchia militare per la Marina e per le altre forze armate operanti in Venezia, assoggettandola alla giurisdizione ecclesiastica castrense. (4)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ANTONIO MARIA ZANETTI. Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia ossia Rinnovazione delle Ricche Miniere di Marco Boschini (Pietro Bassaglia al segno di Salamandra – Venezia 1733)

(3) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

(4) https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Biagio_(Venezia)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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