Chiesa di San Pantaleone vulgo San Pantalon

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Chiesa di San Pantaleone vulgo San Pantalon - Dorsoduro

Chiesa di San Pantaleone vulgo San Pantalon

Storia della chiesa

Poiché i veneziani per dilatare il loro commercio intrapresero d’approdare con frequenza ai porti della Grecia, e massimamente di Costantinopoli, contrassero pure una venerazione particolare verso quei santi, che erano i più celebri nella chiesa orientale. Fra questi uno dei principali fu riputato sempre San Pantaleone medico e martire di Nicomedia, il di cui venerabile nome imposto per cagione di divozione a moltissimi dei Veneziani diede motivo di chiamare poi l’universale della nazione col nome di Pantaloni.

Lo stesso religioso impulso, che mosse gli antichi Veneziani a frequentare nei battesimi il nome di questo illustre martire, gli eccitò pure a fabbricare in di lui onore una chiesa parrocchiale, di cui (quantunque l’epoca della fondazione sia ignota) consta per attestato di accreditati cronologi, che nell’anno 1009, sotto il dogado d’Ottone Orseolo sia stata riedificata dalla famiglia Giordani annoverata poi fra le patrizie; con che viene ad escludersi l’asserzione del Sansovino, che la scrive fondata nell’anno 1025 dalle due Famiglie Signola, e Daula. Rigettar egualmente si deve certa tradizion popolare e favolosa, che ci rapporta essere stata questa chiesa un’antica Abbazia dedicata alla vergine e martire Santa Giuliana, e così aver continuato, finché circa l’anno 1222. Angelo Semitecolo ultimo abbate commendatario la eresse in chiesa parrocchiale dedicata al martire San Pantaleone, di cui egli fu instituito primo piovano. Questo tutto si conosce essere mera favola riprovata interamente da documenti anteriori di tempo, nei quali vengono enunziati così la chiesa, che i piovani di San Pantaleone.

Frattanto o per dono dell’imperatore Alessio Comneno aiutato dalla Repubblica nella guerra da lui sostenuta contro i Normanni, o per acquisto fattone nell’anno 1204, allorché dai francesi, e dai veneziani fu occupato Costantinopoli, pervennero in Venezia molte, ed insigni reliquie di San Pantaleone, alcune delle quali destinate furono ad arricchire diverse chiese, ed altre riservate furono in custodia dei procuratori di San Marco, finché nell’anno 1314 Giacomo Bertaldo prete di San Pantaleone, e notaro ducale impetrò, che concesse fossero alla chiesa dedicata ad onore del santo per essere ivi con culto più onorevole e pubblico venerate. Circa lo stesso tempo anche la condizione temporale della chiesa andò accrescendosi per le pie offerte dei fedeli, e massimamente, d’Angelo Semitecolo di lei benefico piovano, il quale nell’anno 1251 col consenso di Pietro Pino vescovo di Castello e di espressa volontà dei suoi preti (fino d’allora era collegiata) ordinò che le rendite delle possessioni da lui acquistate, o migliorate fossero divise in tre parti, l’una delle quali al piovano, l’altra ai preti, ed ai chierici; e la terza destinata fosse al decoro della chiesa egualmente; che al soccorso dei poveri; donazione e ripartimento; che fu poi approvato da papa Innocenzo IV nell’anno, stesso 1251 ed indi nuovamente confermato dal pontefice Alessandro IV nell’anno 1257.

A merito del sopra lodato piovano Angelo Semitecolo deve pure si attribuisce la decorosa rinnovazione della chiesa, che fu poi nel giorno 18 di luglio dell’anno 1305, con solenne pompa consacrata da Ramperto vescovo di Castello, a cui per decoro della funzione assistettero Antonio Banstro arcivescovo di Durazzo, Pietro arcivescovo Nazareno, unitamente a tre vescovi, che furono Agostino di Cittanova, Giovanni di Caorle, ed Albrico della Vallona. Pregiudicata poi per le ingiurie del lungo tempo la chiesa, fu nell’anno 1684, gettata a terra, e rifabbricata con suntuosa struttura dai fondamenti nel corso di venti anni, resa per le diligenze benemerite di Giovanni Antonio Zampelli piovano di essa una delle più magnifiche, e ben ornate parrocchiali della città, e ne perfezionò poi l’ecclesiastico decoro Alvise Foscari patriarca di Venezia solennemente consacrandola nel giorno 29 di agosto dell’anno 1745.

All’altare sontuosamente eretto a gloria del Santo martire titolare, e consacrato nel giorno 4 di febbraio dell’anno 1746 da Gasparo Negri vescovo di Parenzo, si conservano le di lui preziose reliquie, che sono: Un osso intero della gamba; cinque ossi minori; un dente, e molti frammenti d’ossa, tutti riposti in nobili vasi con le corrispondenti iscrizioni greche incise in lamine di puro argento. Altre reliquie pure decorosamente custodite danno maggior ornamento a questa chiesa e sono; Una riguardevole porzione del vivifico legno della Santissima Croce, lasciata circa l’anno 1400 in pio legato a questa chiesa da Paolo Lambardo insigne di lei benefattore; Un osso intero di Santa Giuliana vergine di Nicomedia e martire, asserisce falsamente prima Titolare della chiesa; Un osso intero di Santa Maria Maddalena, un dente di Sant’Apollonia vergine e martire, e porzione del cranio di San Tommaso Apostolo; Il corpo di uno dei Santi Innocenti Martiri di Betlemme, e molte altre reliquie di santi, le quali prima erano rinchiuse negli altari della vecchia chiesa atterrata.

Ad onore della Madre di Dio fu eretta circa la metà del secolo XVIII una devota cappella fatta a piena similitudine della Santa Casa di Loreto.

Conta questa illustre parrocchiale fra i suoi piovani molti riguardevoli soggetti, innalzati per il merito di lor virtù a cospicue mitre, e sono Simeon Moro nell’anno 1286 eletto piovano di San Pantaleone, passò nell’anno susseguente al primiceriato della Basilica Ducale, e morì vescovo di Castello. Paolo Foscari nell’anno 1366 dopo soli sette giorni di piovanato fu destinato alla chiesa vescovile di Corone, da cui poi fu trasferito a quella di Castello. Martino dei Bernardini dopo molte cariche ecclesiastiche da esso esercitate fu dichiarato piovano di San Pantaleone nell’anno 1405.

Fatto poi priore commendatario di San Salvatore nell’anno 1423 restò nell’anno susseguente destinato alla chiesa vescovile di Capo d’Istria, da cui dopo cinque anni passò a quella di Modone nella Morea. Eletto poi arcivescovo di Corfù dopo aver retta quella chiesa in circa anni ventuno morì in Venezia nel giorno 16 di marzo dell’anno 1452 e fu sepolto (come aveva ordinato nel suo testamento) nella Chiesa di San Pantaleone ai piedi dell’altare di Nostra Signora da lui eretto. Francesco Gritti fu chiamato nell’anno 1427 al piovanato di San Pantaleone, e succedette poi al sopra lodato Martino Bernardini nell’arcivescovado di Corfù ritenendosi però con titolo commendatario la sua chiesa parrocchiale, in cui fece fabbricare un altare sotto il titolo d’Ogni santi. Morì in Venezia nel giorno 4 di agosto dell’anno 1458 e fu sepolto nella stessa Chiesa di San Pantaleone, secondo il comando da lui dato in vita. Anche fuor dell’ordine dei piovani furono tratti da questa chiesa uomini chiarissimi per innalzarli all’onore del vescovado, e sono Giacomo Bertaldo già di sopra lodato vescovo di Veglia nell’anno 1314 e Silvestro dei Daziarj eletto nell’anno 1480 vescovo di Chioggia. (1)

Visita della chiesa (1839)

Il soffitto, pieno tutto di figure, di architetture e di altri ornamenti è una grande opera di Giannantonio Fumiani. Diviso in quattro parti, nella 1. è il trionfo del santo titolare e dei suoi compagni, nella 2. si espone ai tormenti; nella 3. dai ministri di Diocleziano è martirizzato, nella 4. archi, vasi ed altri ornamenti spiegano la ricca fantasia di quel pittore. Purtroppo qui riusciva soverchia, e ruppe pur essa nello scoglio del troppo più forse funesto nelle arti del poco.

La prima cappella, dedicata a Sant’Anna, è magnifica per la copia dei marmi, ma troppo palesa il pessimo gusto dei tempi in cui fu eretta. Fumiani ne dipinse il soffitto. Nell’altare della seconda cappella è da ammirarsi una tavola ben conservata di Paolo esprimente San Pantaleone che risana un fanciullo. Jacopo Palma fece i due quadri laterali della cappella medesima: nell’uno è il detto santo che risana un paralitico, nell’altro è il santo che viene decapitato.

La tavola dell’altare seguente con San Bernardino è bell’opera, secondo alcuni, di Alvise dal Friso, e secondo altri di Paolo Veronese. È bensì certo una delle ultime fatture di Paolo il quadro alla sinistra con lo stesso santo divenuto spedaliere a Siena. Il medesimo soggetto trattò anche nell’altro quadro di rincontro Giambattista Lambranzi nel 1701.

Osservata solo nella sacrestia la mirabilissima paletta del Padoanino col Cristo morto si passerà nella cappella maggiore dove i due gran quadri ricoprono le due pareti laterali.

Quello con la moltiplicazione dei pani e pesci è copiosa e bella opera di Antonio Molinari, e l’altro con la probatica piscina è dotta composizione del francese Charon. Il soffitto è del Fumiani. La magnifica mole del tabernacolo eretta venne con il disegno di Giuseppe Sardi.

Entrando nella vicina cappella della Madonna di Loreto, eseguita a spese del parroco Francesco Gritti, dal 1417 al 1468 sul modello medesimo della santa casa di Loreto, sull’altare adorno di fregi di scultura si vedono diciotto nicchie con altrettante figure di tutto tonde in bel marmo. Si avrà ben donde ammirare anche la tavola che sta sulla parete destra coll’incoronazione di Nostra Donna fra tutti i cori del paradiso. Questa tavola, eseguita da Cristoforo Ferrara quanto agli intagli, e dipinta da Giovanni ed Antonio Vivarini da Murano, è rimessa ad oro, ed è condotta con molto amore. Altri quadri considerevoli adornano le pareti di questa cappella; il Redentore sopra l’altare di Rocco Marconi, e le due palette fìancheggianti l’una con la Visitazione di M. V. di Paolo Veronese, e l’altra coll’ Annunziazione di quella paolesca scuola.

Nella prima delle cappelle susseguenti del lato sinistro, Gregorio Lazzarini dipinse in sua vecchiezza la tavola con la Santissima Trinità, San Giovanni ed altro santo, mentre il ricordato Fumiani ne fece il soffitto colla decollazione del Battista. Il Fumiani medesimo fece pure il soffitto della seconda cappella, e nella ultima Nicolò Bambini fece la tavola di Nostra Donna concetta ed il Fumiani il soffitto.

Questa chiesa, fu illustrata da vari parrochi che ascesero all’episcopato, e già accolse le scuole di divozione di San Bernardino dei Lanaiuoli, della Concezione, composta da settantadue sacerdoti; la prima anzi che sotto tal titolo s’introducesse nella citta nostra; non meno che la congregazione delle dame sotto gli auspici di Sant’Anna; questa chiesa diede sepoltura finalmente alla celebre letterata Lugrezia Marinella, morta d’anni 82 nel 1694. (2)

(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).

(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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