Galea sottile o galea leggera

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Coronelli Vincenzo - Spaccatp di una galea - da Internetculturale.it

Galea sottile o galea leggera

Brevi cenni intorno alla grandezza e l’armo di questo legno da guerra troviamo nei vecchi Cronisti, ma pure bastanti per farcene adequata idea. Si rileva dal Sanudo che le Galee sottili avevano 135 piedi di lunghezza, che portavano tre vele di nome mezzana, terzarolo ed artimone, che il loro equipaggio era formato da 180 persone con un numero fisso di Balestrieri. Vengono celebrate come velocissime al corso, facili e pronte nelle evoluzioni di mare; ed un decreto 22 Settembre 1551 fa credere che avessero tre remi per banco, lo che essendo, sarebbe da considerarsi la Galea sottile esser la Trireme Veneziana minore.

La prora di questi navigli da guerra sporgeva un assai lungo rostro o sperone, e su di essa prora si stavano potentissimi mezzi di difesa. Queste armi consistevano da prima, cioè nel XIV secolo, nei soliti mangani, nelle balestre di varia grandezza, ad arco di ferro, e nei sifoni. La ciurma era provveduta con scimitarre, spade e coltelli da ferire, oltre a numero di lancie, porzione tutte di ferro, e gran parte di faggio, lunghe persino i5 piedi Veneziani, sormontate da acuta punta di ferro, con uncini adunchi, o rampini, e foderate di lamina, almeno per cinque piedi. Si avevano inoltre dardi lunghissimi da mano, freccie, spontali o spontoni, e le fionde, che si armavano di sassi da mano, detti in Greco Coglajas ed in Veneziano con voce Greca Cogoli, anzi una legge del 1279 già menzionata all’articolo Batelli, prescrive che ogni legno, fra le altre armi, provveduto esser debba di duas batelatas de petris situati in tal luogo da potersi adoprare quando fuerit opportunum. Vi erano poi le balestre di corno con le quadretta, altra specie di freccia: le balestre pesarotte, e gli archi gittaroli coi quali forse anche si gettavano cogoli ed altri sassi da mano.

Oltre alle armi offensive, era l’equipaggio munito anche delle difensive, perciò di elmi, e di celate, di capelline, ossia caschi di ferro, e di cuoio, di visiere o maschere in ferro, di scudi, loriche, panciere o corazze egualmente in ferro. Si trovano nominati ancora i Capi remi che l’eruditissimo Filiasi suppone essere stati strumenti coi quali si danneggiassero i remi dei legni nemici, e si ghermissero, appunto come ai nostri giorni si farebbe con la lancia adunca, che diciamo anghiero.

Anche due pompe o trombe assorbenti formar dovevano corredo di ogni Galea: vi sono leggi del XIV secolo che così prescrivono. Da ciò si deduce che fra noi, fino da allora, erano coltivate le fisiche discipline, e che se ne volevano applicati i vantaggiosi risultamenti. Alla descritta ciurma uniti andavano due pompieri, e la musica marziale, non saprei quanto deliziosa, perché armonizzata da due timpanisti, un tamburo, due trombettieri e qualche naccherista.

Ben diverso era l’armo delle Galee sottili del XVII secolo, e lo rileviamo dal Coronelli. Pare a me di dover qui esso pur riportare, non già per inutile pompa di questuata erudizione, ma per il solo fine che parlare poi dovendo della celebre Quinquereme Faustina, occorrerà far qualche confronto tra la forza e lo equipaggio di così rinomato naviglio, e quelli della Galea sottile, la forza dell’uno essendosi dagli antichi valutata il doppio dell’altra.

Si dirà che ben diversa esser doveva, per certo, e diversamente armata l’antica Galea sottile del XIV secolo, da quella del XVII, causa l’ invenzione della polvere, ed il progressivo sviluppo dell’artiglieria, e che la Quinquereme appartenendo ad un secolo intermedio, cioè al principio del XVI, in cui gli avanzamenti della Pirotecnica erano ancora assai limitati, assai guardinghi, e procedevano con lentezza, figlia il più delle volte di eventuali esperienze, anziché di applicazioni teoretiche, non poteva perciò adeguatamente esser messa a confronto né con l’antica né con la più recente Galea sottile, ma appunto poiché mancano le nozioni intermedie, riguardo ai navigli medesimi, luogo può darsi a qualche esame, valendosi opportunamente e di quanto si sa sulle prime Galee sottili del 1300, armate a sole macchine da slancio, e di quanto riferisce il ripetuto frate Coronelli su quelle del 1600, che portavano grosse artiglierie, tanto più che non s’intende già di voler confrontare la forma o le dimensioni della Quinquereme con quelle della Galea sottile, che li due navigli avevano un ben diverso sistema, ma piuttosto per valersene a chiarire l’espressioni di un decreto di Senato, in data 24 giugno 1529, con cui si assegna l’equipaggio alla Quinquereme stessa, e le provvigioni, prendendo in alcuna parte norma dalla Galea sottile; le quali indagini possono, per avventura, suggerir qualche maggior indizio onde alcun poco conoscere quale veramente fosse questa celebre Quinquereme di Vettor Fausto, da tutti nominata con ammirazione, e sempre creduta un miracolo dell’arte; come disposta di sistema, e di forme, ed in quale guisa armata, cose tutte ancora inviluppate nel mistero e nascoste, colpa il silenzio dei contemporanei i quali, si sono occupati a vicenda in magnificare con prose e con rime l’opera, ed in celebrarne l’autore, dimenticandosi quello che più di tutto importava, l’erudizione e l’utilità dei loro posteri.

Dal Coronelli adunque sappiamo che le Galee sottili del XVII secolo erano lunghe piedi veneti 120, larghe nel vivo piedi 15 oltre l’opera morta, che si faceva di altri piedi 12, ed alte in puntale piedi 6. Portavano due alberi maestra e trinchetto e qualche volta, in circostanza di vento gagliardo, ne erigevano un terzo verso poppa detto mezzanello. Il pallamento consisteva in 45 remi, con altrettanti banchi, disposti metà per bordo, su d’una sola linea, ed in serie continuata, non a due o tre per banco, come nelle Fuste, nelle Galeazze, e nelle stesse Galee sottili del XIV secolo: ogni remo era manovrato da cinque uomini, sicché li Galeotti o rematori erano 225 in tutti.

L’armo delle antiche Galee sottili, come si è detto, formato era di balestre, di mangani ed altre macchine da slancio, ma più tardi diventarono legni formidabili, poiché alla sorprendente loro velocità nel corso, accoppiarono l’uso delle grosse artiglierie.

L’estremità di prua, che nei legni da guerra a remi, era il sito in cui si centrava la massima forza, sia per offesa, sia per difesa, paragonar si poteva ad un formale ridotto, munito di parapetti e di pavesate capaci di coprire gli artiglieri. Nel centro si stava un grosso cannone di bronzo, del calibro di 50 e del peso di circa 6000 libbre, con 4 falconi da 6, ognuno di libbre 2400. I lati del naviglio erano muniti con 8 petrieri da 12, del peso di libbre 200 per cadauno. Alla poppa si presentavano quattro petrieri del calibro di 14 e di libbre 500 l’uno, con un falcone da 5 detto il Peretolo di libbre 500; tutta artiglieria in bronco; vi erano inoltre li moschettoni, di bronzo essi pure, le lancie, le mannaje, ed altre simili arme per abbordaggio. Oltre li 225 rematori l’equipaggio della Galea sottile era composto da 86 soldati, coi loro comandanti ed ufficiali, 18 marinari, comito, pedota, scrivano, un cappellano, un chirurgo, un remajo, un calafato, un marangone, sei bombardieri e tre capi bombardieri. Il comandante di questo legno esser doveva sempre un nobile Veneto, col titolo di sopra-comito; in tempo di guerra assistito da due giovani, anch’essi patrizi, chiamati nobili di galera.

(1) GIOVANNI CASONI. Dei Navigli poliremi usati nella marina degli antichi veneziani – Ateneo Veneto 1838

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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