La Madonna col Bambino, nel tabernacolo (capitèło) sul Ponte Pasqualigo o Avogadro, nel Sestiere di Castello

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Il capitèło sul Ponte Pasqualigo o Avogadro

La Madonna col Bambino, nel tabernacolo (capitèło) sul Ponte Pasqualigo o Avogadro, nel Sestiere di Castello

Tabernacolo in legno del tipo ad edicola. All’interno dell’edicola è collocato un dipinto della Madonna col Bambino. (1)

La Famiglia Pasqualigo. Questa famiglia che, secondo i Libri d’ Oro, abitava a Santa Maria Formosa, e che diede il nome ad altre strade di Venezia, riconosce per suo capostipite Pasqualigo, giovane dell’isola di Creta, che, imbarcatosi col doge Vitale Michiel per la spedizione d’Oriente nel 1120, vi fece tali prove di valore da essere alla sua venuta a Venezia ammesso coi suoi discendenti al patriziato. Nel 1297 parte della famiglia Pasqualigo rimase del Consiglio, ed un’altra ne fu esclusa, ma vi rientrò nel 1381.

La Famiglia Avogadro. Questa famiglia, che si crede un ramo degli Scaligeri, acquistò il cognome dall’essere stata per molto tempo nei suoi individui avvocata del Vescovo o della chiesa di Brescia. Avendo un Pietro Avogadro potentemente cooperato alla preservazione di Brescia, assediata dall’armi del Duca di Milano, fu ammesso al Maggior Consiglio coi discendenti nel 1437. Luigi Antonio, di lui figlio, si trovò nel 1495, come condottiero dei Veneziani, alla famosa giornata del Taro contro i Francesi, e poi, col titolo di Mastro di Campo, all’assedio di Novara. In occasione della lega di Cambrai egli offerse alla Repubblica 600 fanti pagati a sue spese per 4 anni, ma essendo stato causa che Brescia, occupata dai Francesi, ritornasse sotto il Veneto dominio, ed avendo in seguito i Francesi, alla lor volta, ricuperato la città, venne dai medesimi, nel 1512, fatto decapitare coi figli Pietro e Francesco. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (Venezia, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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